sabato 20 ottobre 2012

Roberto Cantarutti, il sé e il divenire


Nella casa di Monet a Giverny ogni stanza dalla cucina al bagno è piena di stampe giapponesi, dei maestri del mondo fluttuante Utamaro, Hokusai, Hiroshige, Sharaku. La forma di una foglia, il vento che la piega e l'attraversa, il suo peso e la sua tensione, il suo rapporto con il resto del paesaggio. Attraverso il gesto e la composizione catturare l'essenza dele cose.

A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove, scrive Eraclito.
Per fortuna esistono ancora artisti intuitivi che usano la pittura per andare oltre, senza problemi di realismo o di astrazione, di coerenza o di stile. La riflessione attraverso la pittura va spesso molto più lontano di qualsiasi interpretazione scritta ed è ancora più intensa se filtrata dalla memoria, nell'astratta sedimentazione del vissuto dell'assimilato. Nelle composizioni di Roberto Cantarutti la pittura indaga l'anima attraverso la natura. La figura umana che è il centro affettivo della riflessione pittorica è immersa ma non governa le cose ne è parte nel divenire.
verso di sé

la fine di sé

la fuga

divenire 1

divenire

divergenti